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The Abbey Bookshop: fascino e intimità

Sul finire degli anni '80, Brian Spence decise di partire dal Canada e attraversare l'Atlantico in direzione della vecchia Europa, culla della cultura e delle arti.

Il suo più grande desiderio era quello di aprire una libreria anglofona nel cuore del vecchio continente e di chiamarla The Abbey Bookshop.

Dopo giri vari, l'occasione si presenta quando, a Parigi, Spence individua un locale che pare fare al caso suo.

Si tratta di uno stretto negozio ad altezza strada che sembra scavare nelle viscere di uno dei più affascinanti palazzo settecenteschi del Quartiere Latino, zona artisticamente e culturalmente molto viva della capitale francese.

Sede dell'Hotel Dubuisson, l'edificio è anche considerato un luogo da preservare soprattutto per la sua facciata pittoresca, le decorazioni in bassorilievo e per i tanti portali scolpiti.

Molto vicina alla Senna e nascosta in una delle tante stradine che attraversano il quartiere, sin dalla sua apertura avvenuta nel 1989, la The Abbey Bookshop e il suo vessillo canadese sono ben presto diventati tra i principali punti di riferimento per i canadesi e gli anglofili che si recano a Parigi da ogni parte del mondo.

Grande al punto giusto, cioè abbastanza piccola, questa libreria è pregna di un'atmosfera molto intima e accogliente.

Ogni angolo straripa di vecchi libri. L'offerta di volumi usati, rari o pubblicati di recente, è enorme.

La collezione nascosta in questa sorta di antro della Sibilla è straordinariamente eclettica e si compone di circa 40.000 volumi riposti davvero ovunque.

Non esagero se scrivo che il luogo è talmente pieno di libri che, ogni tanto qualcuno cade letteralmente sul marciapiede nei pressi dell'ingresso (basta vedere una delle tante foto sul web che ritraggono l'esterno della libreria).

Oltre alla bandiera canadese che sventola da oltre 30 anni fuori dal negozio, la The Abbey Bookshop può vantare almeno un altro oggetto iconico: un thermos di caffè o tè sempre a disposizione dei girovaghi degli scaffali.

Solo così si possono definire i tanti che, come in trance, quando entrano si aggirano con sguardo liquido tra gli alti scaffali divisi tra loro da una corsia strettissima che, con fatica, prova a farsi strada in questo budello di legno e carta.

Gran parte dei libri stipati sugli scaffali o impilati da terra, sono di seconda mano e spesso rappresentano l'ultima traccia lasciata da viaggiatori che li donano alla libreria quando hanno bisogno di alleggerire il loro carico prima di recarsi in aeroporto.

Piccola curiosità: la libreria si trova in rue de la Parcheminerie, originariamente chiamata rue des Escrivains per l'alta concentrazione di scribi che, secoli fa, costituivano un tassello fondamentale nel commercio di libri parigino. Questo fino a quando, più o meno nel tardo Medioevo, i produttori di pergamena non li sostituirono.

In conclusione, ho solo una certezza: nella The Abbey Bookshop prima entri un po' intimorito da quel dedalo in penombra che ti trovi davanti e dopo ti rendi conto che non è possibile uscirne senza aver comprato almeno un vecchio e polveroso libro.






Photo credits: via web.


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