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Le cose crollano di Chinua Achebe

Ovvero, che cosa succede quando, una cultura totalmente sconosciuta e aliena, tenta prepotentemente di insediarsi e prevalere su di un’altra.

Nel suo incredibile romanzo, lo scrittore nigeriano Achebe racconta cosa è accaduto al suo popolo in seguito dell’arrivo dei primi missionari inglesi.

Lo fa con uno stile narrativo talmente valido da far meritare alla sua opera il primo posto nella famosissima lista dei migliori 100 libri di sempre redatta nel 2002 dal prestigioso Norwegian Book Club.

Protagonista della vicenda è Okonkwo, un giovane e fiero guerriero appartenente al popolo degli Ibo che, sin da ragazzino, ha cercato di ritagliarsi una solida e riconosciuta posizione all’interno del suo clan.

La vita di Okonkwo scorre tranquilla, tra lavoro, riti e feste della tradizione Ibo fin quando tutto viene spazzato via da un evento che costringerà il giovane guerriero a stare lontano dal suo popolo per ben 7 anni.

Ed è durante questi anni che arrivano i primi missionari inglesi portandosi dietro il loro carico di storia, cultura e religione occidentale che intendono diffondere in quella parte d’Africa.

Trascorsi i 7 anni, Okonkwo torna al suo villaggio e, con grande orrore e sorpresa, scopre i numerosi e radicali cambiamenti avvenuti per mano dei coloni stranieri.

Il grande merito di questo romanzo sta proprio nel mostrare vividamente come, le incomprensioni che nascono dall’incontro-scontro di due culture, possono diventare insanabili innescando conseguenze drammatiche.

Questo è il crollo: l’inesorabile tracollo di una civiltà che viene rapidamente conquistata, devastata e depredata da un altro popolo che, come uno sciamo di locuste, divora tutto al suo passaggio.

Attraverso gli occhi e le orecchie di Okonkwo assistiamo a tutto questo.

Il romanzo di Achebe, seppur incentrato su una storia inventata, ha il merito di descrive perfettamente un’epoca di transizione fra due culture (quella africana e quella occidentale) imposta dalla colonizzazione, che ha segnato non solo la Nigeria ma l’intera Africa portando alla perdita di qualcosa che non tornerà mai più.


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