Librerie. Una storia di commercio e passioni è un saggio attraverso il quale lo spagnolo Jorge Carrión ci racconta il suo straordinario road trip tra 400 (!) librerie sparse per il mondo, da Buenos Aires a Parigi, da Barcellona a Cuba, dagli Stati Uniti fino alla lontana Australia.
Tutto nasce da un’idea: l’autore immagina infatti di essere un viaggiatore che in valigia ha un passaporto “alternativo”, un documento che non prevede la presenza di timbri da apporre durante l’attraversamento dei confini tra gli Stati, ma bensì la conservazione dei biglietti da visita raccolti nelle librerie visitate durante il lungoperegrinare.
Si tratta quindi di un vero e proprio racconto di viaggi (quelli che Carrión ha iniziato a fare dagli anni ’90 in poi), ma incentrato esclusivamente sul mondo delle librerie e su quanto ruota intorno ad esse.
Lo spagnolo utilizza questi luoghi come pretesto per vivere e descrivere un amore: quello per la scoperta intesa come conoscenza e come viaggio.
Tutto questo si concretizza in un’opera che rimanda a mille altri libri, che racconta vicende vissute in prima persona dallo scrittore, proponendo ogni tanto splendide e poco conosciute citazioni letterarie, cinematografiche e musicali.
Durante la lettura, quasi ad ogni pagina si è spinti dal desiderio di fermarsi per prendere appunti, per sottolineare dei passaggi o per andarsi a cercare maggiori informazioni sui testi e gli scrittori citati e/o suggeriti, nonché sulle librerie descritte.
Più si legge, più si ammira l’encomiabile lavoro svolto da Carrión.
Più si legge, più si diventa curiosi.
A rendere ancora più affascinante la lettura di questo volume, contribuisce anche il fatto che esso prova a dare una risposta ad un tema molto affascinante: le librerie sono o non sono una specie in via di estinzione?
Il saggio sembra collocarsi in una sorta di Terra di Mezzo. Da un lato il domani (che, come si percepisce in alcuni passaggi, è spesso già l’oggi). Dall’altro un passato probabilmente destinato a sparire per sempre o, forse, già perduto.
"Dei libri come oggetti, come cose; delle librerie come vestigia archeologiche; delle vite e delle opere dei librai, stabili o ambulanti; della lettura come ossessione e come follia, ma anche come pulsione inconscia o come impresa commerciale; del mondo come libreria e della libreria come mondo; delle librerie universali e delle mie librerie private: di tutto ciò parlerà questo libro, che non molto tempo fa se ne stava in una libreria, in una biblioteca o su uno scaffale di un amico e che ora, lettore, anche se forse soltanto temporaneamente, è entrato a far parte della tua personale biblioteca."
Una delle più appaganti letture fatte negli ultimi anni e che custodisco gelosamente nella mia collezione di "metalibri". È anche colpa di Carrión se oggi esiste questo sito. Imprescindibile.
Piccola curiosità: la Dante & Descartes del napoletano Raimondo Di Maio - quella divenuta celebre per essere stata la prima a tradurre, in italiano e in tempi non sospetti, un'opera di Louise Glück Nobel per la letteratura 2020 - è l'unica libreria italiana citata nel libro.
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