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Le letture più amate da Borges

E' cosa poco nota che buona parte delle letture più amate dal monumentale Borges, siano riconducibili all'ampia famiglia che costituisce la letteratura germanica antica.

La scintilla la innescò il padre Guillermo, uomo di grandissima cultura e ottimo conoscitore della lingua inglese (sua madre aveva radici che risalivano alla contea dello Staffordshire).

Il giovane Jorge ebbe la fortuna di crescere in un appartamento di Buenos Aires che ospitava una grande biblioteca dai cui scaffali, lui e la sorella Norah, poterono scoprire Stevenson, Wells, Kipling, Poe, Melville e tanti altri.

Questo luogo ebbe una tale importanza per Borges da fargli affermare in seguito "se mi chiedessero di nominare l'evento principale della mia vita, dovrei dire la biblioteca di mio padre".

Ma torniamo alla scintilla. Un giorno Guillermo Borges regalò al suo piccolo Jorge un libro. Quel volume conteneva la traduzione inglese della Völsunga Saga, una saga leggendaria scritta in prosa da un autore anonimo nell'Islanda del tardo XIII secolo.

Da quel momento, l'epica germano-anglosassone-norrenica lascerà un solco indelebile in uno dei più grandi intellettuali del '900 (le cui tracce, a ben vedere, sono evidenti in moltissimi suoi scritti) accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni. Letteralmente.

Il grande argentino morì a Ginevra il 14 giugno 1986 e fu sepolto nel cimitero di Plainpalais. La sua lapide ha una forma che ricorda vagamente quella delle pietre runiche. Su di essa sono state incise a scalpello delle iscrizioni in inglese e norvegese antico che accompagnano una scena di guerrieri in armatura in ricordo della celebre lapide di Lindisfarne, costruita a memoria di un'incursione dei Vichinghi risalente al 793 d.C., che distrusse una chiesa nel Northumberland inglese.

La scritta "e ne forhtedon na" che precede le date "1899 - 1986" è in inglese antico e significa "Non aver paura". Si tratta di una citazione da "La battaglia di Maldon", un breve poema che descrive la sconfitta di un manipolo di guerrieri inglesi massacrati nel 991 d.C. a Maldon, piccola cittadina nella contea inglese dell'Essex, nel tentativo di arginare l'ennesima invasione scandinava.

Borges amava moltissimo questo poema e lo omaggiò già in vita scrivendo 991 A.D. contenuto nella raccolta La moneta di ferro.

Il rovescio della pietra raffigura una nave vichinga. Nel pensiero nordico, le navi erano associate alla morte, l'ultimo grande viaggio verso l'ignoto. Sopra la nave c'è una frase in antico norreno tratta dalla mai dimenticata Völsunga Saga: "Hann tekr sverthtt Gram ok leggri methal their abert". Sotto la nave ci sono le parole: "De Ulrica a Javier Otárola".

Ulrikka e Javier sono i personaggi della storia di Borges Ulrikka ma, soprattutto, sono i nomi segreti che lo scrittore e la sua compagna Maria, usavano per chiamarsi tra loro.

Tempo fa, sono incappato in un compendio dal taglio accademico scritto da Borges e dedicato proprio alla letteratura germanica medioevale.

Da quel momento non mi sono più fermato e ho cominciato ad approfondire questo legame intraprendendo un percorso di letture epiche (Beowulf e I Nibelunghi in primis) che, pian piano, mi ha accompagnato per mano fino alla lapide che vedete in foto e mi ha permesso di decodificarne il significato profondo e molto personale.

Adesso, pensando ai vari filoni fantasy della letteratura ma anche ad alcune delle pietre miliari della produzione letteraria mondiale (Shakespeare e Goethe per esempio), tutto mi è più chiaro. In epoche buie e lontane, il profondo, gelido e per niente barbaro nord Europa, fu assolutamente e incredibilmente seminale.

Per nostra fortuna, un ragazzino nato e cresciuto sotto il caldo sole sudamericano, se ne innamorò follemente regalandoci tante, tantissime perle.



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