Come zucchero filato monta e si espande inesorabile. Nascosta dal buio, avanza dalle colline circostanti, cingendo d'assedio la città.
Muta, pare spostarsi su zampe di felino mentre, illuminata dalla luce delle strade e dalle finestre delle case, appare in netto contrasto con il livido cielo autunnale.
I sensi di mistero e incertezza che si porta dietro, ingoiano qualsiasi cosa. Strade, aiuole, piazze, palazzi, tutto fagocita. Interi quartieri spariscono sotto i morsi dell'eterea divoratrice. Niente sembra capace di arrestare il suo incedere mellifluo.
Arrivata a ridosso delle antiche mura cittadine, qualcosa accade. Giunta nei pressi di Broad Street, per la prima volta appare incerta. Ha davanti l'imponente Redcliffe Camera che, come l'Argonath immaginato da un celebre studente dell'Exeter College, marca il confine.
Dal 1747, il colosso di pietra circolare è a guardia del perimetro universitario, vegliando su qualcosa di ancora più antico e prezioso che si cela al suo interno e negli edifici circostanti. Da secoli, incomparabili collezioni di libri e manoscritti, mirabili produzioni del pensiero umano, da quelle parti affollano chilometri e chilometri di scaffali.
Il gigante e la nebbia si fronteggiano, paiono comunicare silenziosamente tra loro. L'ingorda nuvola comprende che non le è permesso andare oltre, che il suo gelido e umido tocco dovrà restare lontano dai tesori custoditi dietro quelle possenti pareti. Così, aiutata da un vento improvviso venuto dal nulla, la nebbia si ritira.
Da una delle finestre della biblioteca che fondò oltre quattro secoli fa, lo spirito di Sir Thomas Bodley la osserva svoltare un angolo illuminata dalla luce fioca di un lampione, mentre Oxford e la Bodleian Library, continuano serenamente a dormire vegliati dalla Luna.
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