I libri che possiedo sono il mio personale avamposto contro le miserie del mondo.
Che i libri siano cento, mille o diecimila non mi importa nulla.
Chi ama i libri non li conta.
Al massimo è chiamato a trovare nuovi spazi per ospitarne di nuovi.
Umberto Eco era convinto che accumuliamo libri nella speranza che ci donino più memoria di quanto la brevità delle nostre vite non ci consenta di assorbire.
Leggere ci consentirebbe quindi di acquisire parte della memoria di chi ci ha preceduto.
"Las voces de los muertos me dirán para siempre" leggiamo nel memorabile racconto Funes el memorioso di Borges.
Chissà, forse è davvero così.
Di una cosa sono comunque certo: ogni volume posseduto ha un suo valore intrinseco in quanto parte e rappresentazione del suo proprietario.
Ciascun tomo è una fotografia di un desiderio, di un attimo di vita, di un ricordo di viaggi e scoperte.
Al contempo, ogni libro porta marchiato tra le sue pagine il senso dell'intera collezione.
Una collezione che prende forma nel tempo ricalcando, per forma e contenuto, l'immagine di chi la crea.
Nasce lentamente e, a volte, già in giovane età.
Un volume per volta, con pause che possono durare anche molti mesi o addirittura anni, piano piano i libri aumentano.
Più avanti, con la maturità e l'indipendenza economica, o magari per un evento o un'emozione particolarmente intensi, si innesca un'improvvisa accelerazione che causa uno sviluppo pressoché incontrollato della massa di carta che ti circonda.
Sempre più in fretta, mentre il desiderio arde come mai prima, la collezione invade ogni spazio e, al tempo stesso, smarrisce ogni ordine.
Ancora oggi, ogni volta che la guardo, mi chiedo sorpreso come sia potuto accadere.
Come si spiega questo esuberante accumulo di cellulosa e inchiostro che, come fosse edera, lentamente sta ricoprendo le pareti di casa?
C'è un racconto – se non ricordo male Casa occupata, di Julio Cortázar – in cui un fratello e una sorella sono costretti a spostarsi da una stanza all'altra mentre una presenza indefinita occupa, centimetro dopo centimetro, tutta la loro casa e li costringe, alla fine, a scappare in strada.
Chissà che un giorno la mia collezione, come l'invasore misterioso di Cortázar, completi davvero la sua graduale conquista.
Inutile illudersi, qualunque luogo apparentemente sicuro io potrò trovare, esso sarà sempre in balia della sua fame di scaffali.
A quel punto della storia, al timone ci sarà solo lei.
La mia collezione di libri.
Io sarò bandito.
E appagato.
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