Latitudine 62° 0' 35 N, Longitudine -6° 46' 17 O. Segnatevi queste coordinate perché sono quelle che indicano il Paradiso in terra.
Le incantevoli isole Fær Øer meritano decisamente questo appellativo. Le prime tracce scritte circa la loro esistenza, risalgono all'825 d.C. quando, il monaco irlandese Dicuil, realizzò un trattato geografico denominato Liber de mensura orbis terrae.
Nel settimo dei nove capitoli che compongono l'opera, Dicuil riporta numerose informazioni relative a quelle che definisce le isole dell'“Oceano del Nord”. In un punto del capitolo scrive di un uomo di Chiesa che, prima di lui, sarebbe salpato dalle isole a nord della Britannia per dirigersi ancora più a settentrione alla ricerca di un gruppo di isole che, in precedenza, era stato abitato da coloni irlandesi per circa un secolo. Dicuil afferma che l'insediamento irlandese si sarebbe dissolto a causa del sopraggiungere delle incursioni normanne. Molto probabilmente, è questa la prima prova scritta riferita al remoto arcipelago delle isole Fær Øer.
L'etnia faroese, ha nel DNA chiare tracce delle sue origini scandinave e celtiche. Un popolo forte e duro, capace di vivere in perfetta armonia con il silenzio, la solitudine, la lentezza e l'asprezza di questi luoghi lontani da tutto ma così vicini all'essenza primordiale della Natura.
Meglio essere franchi: molti di noi sognano una vita in posti del genere, ma pochissimi sarebbero davvero capaci di adattarsi ai ritmi e alle rigidissime regole che li caratterizzano.
Nel corso dei secoli, gli abitanti dell'arcipelago hanno sperimentato sulla propria pelle cosa vuole dire davvero vivere a queste latitudini. Qui è la Natura che detta legge, punto.
Cambiamenti repentini del tempo, forti piogge che spazzano via gli sporadici brandelli di sole, tempeste di neve e venti che flagellano sia la costa che l'entroterra, sono all'ordine del giorno da queste parti. Ovviamente, le abitazioni dei faroesi, sono pensate e realizzate in modo da poter sottostare agli estremi capricci della Natura.
Esempio pionieristico di bioedilizia, le turf houses sono le tipiche casette disseminate tra i remoti lembi di terra dell'estremo nord. L'elemento principale che tradizionalmente caratterizza queste costruzioni, è il tetto molto spiovente completamente ricoperto d'erba. Tale rivestimento pare essere un'ottima soluzione per proteggere l'interno della casa dal freddo e dalla pioggia. Un coibentante a zero impatto ecologico.
Chi vive nelle isole Fær Øer è consapevole di dover impostare le proprie abitudini, il proprio lavoro e le proprie relazioni sociali in base al ciclo delle stagioni. I clima intransigente, costringe spesso i faroesi a rifugiarsi all'interno delle loro case all'interno delle quali il tempo scorre più lentamente e si presta per essere vissuto attraverso delle azioni che sfruttino a pieno proprio questa lentezza. È qui che entra in gioco la lettura che, al contempo, è compagna di vita e compagna di solitudine.
Nel 2018, il giovane e talentuoso fotografo giramondo Lennart Pagel, raggiunse l'arcipelago sperso da qualche parte tra il mare di Norvegia e il nord dell'oceano Atlantico.
Oltre a scattare una serie di splendide foto che ritraevano incredibili ed epici scenari all'aria aperta, il fotografo tedesco ebbe l'ottima idea di ritrarre anche l'interno di una delle tante turf houses faroesi.
Penso che sia andata più o meno così: Lennart si addentrò incuriosito in una di queste abitazioni tradizionali completamente rivestite di vecchie assi di legno. Salì al secondo piano e s'imbatté in una stanza dall'atmosfera straordinaria che, immota, sembrava stesse aspettando lui e la sua macchina fotografica da chissà quanto tempo. I due lati lunghi erano completamente occupati da scaffalature ricolme di vecchi e usurati libri, in fondo un piccolo angolo di lettura dotato di scrittoio. Il tutto illuminato da un fascio di luce naturale proveniente dall'unico lucernario posto al centro del tetto spiovente. Lennart non ci pensò due volte: quel magico antro del lettore andava catturato dal suo obiettivo e impresso su memory card. E così fece. Poco dopo, per nostra fortuna, Lennart pubblicò lo scatto in rete. In tempi rapidissimi, la fotografia iniziò a circolare ovunque diventando virale. Lo è ancora oggi. Eccola.
Da secoli i libri ci permettono di viaggiare restando fermi, ma questo è un prodigio che contraddistingue anche le fotografie. Anche ingrandendo le immagini non riusciamo a scoprire i gusti di lettura di chi vive in questa casa. Forse è meglio così. Ognuno di noi, guardando questi tre scatti può lasciare andare liberamente la propria fantasia immaginando i titoli incisi sul dorso dei volumi, figurandosi, di conseguenza, anche i gusti e i tratti di personalità di chi ha deciso di costruire la sua collezione di libri ai confini del mondo perché consapevole, come la Yourcenar, che costruire biblioteche sia come ammassare riserve contro l'inverno dello spirito.
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Photo credit: Lennart Pagel Photography
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