No, il vecchio adagio francese "le roi est mort, vive le roi!" di uso comune per indicare la perpetua continuità di una carica, questa volta resta fuori dai giochi. Roberto Calasso, scomparso il 28 luglio del 2021, è come il pianeta sul quale viviamo: non ne esiste un altro uguale.
Calasso, come la biosfera della Terra, è stato il risultato di una perfetta alchimia di forze e fenomeni, difficilmente ripetibili altrove, che hanno creato unicità. Nel suo caso, unicità che ha brillato nel panorama editoriale e culturale italiano.
Il percorso che lo avrebbe portato ad entrare nella ristrettissima cerchia dei più stimati e rispettati editori d'Europa, è partito dalla lettura. Roberto Calasso è stato prima di ogni cosa uno straordinario e bulimico lettore di talento, uno di quei rarissimi vagamondi letterari, come amo chiamarli, dotati di radar eccezionalmente sensibili e capaci di individuare, prima e meglio di altri, scrittori e/o scritti sconosciuti ai più o, semplicemente, colpevolmente snobbati dal panorama editoriale.
Nella storia dell'editoria italiana, uno dei momenti più leggendari si consumò il 30 maggio del 1962 in una villa poco distante dal lago di Bracciano. In quel tiepido pomeriggio primaverile, Roberto Bazlen avvicina Roberto Calasso, che gli era stato presentato in precedenza dal fratello maggiore Gian Pietro Calasso, e comincia a parlargli di un progetto editoriale che, insieme a Luciano Foà, farà partire nel giugno di quello stesso anno.
Durante la chiacchierata, Calasso apprende che la casa editrice si chiamerà Adelphi e che il suo principale obiettivo sarà quello di scovare lettori "nuovi", persone che cercano contenuti diversi e originali che, in qualche caso, forse non sono ancora stati scritti. Nel DNA di Adelphi, comprende Calasso, è esclusa completamente la possibilità di adattare il proprio catalogo ai gusti ben noti dei lettori che già esistono. «Faremo solo i libri che ci piacciono molto» sono le parole pronunciate da Bazlen. Lo ricorda lo stesso Calasso nel suo recentissimo Bobi.
Detto ciò, Bazlen comunica a Calasso che è sua intenzione coinvolgerlo massicciamente nel progetto, perché è giunto finalmente il momento di andare a scovare i libri giusti per la nuova casa editrice. Come detto, tutto questo accade il 30 maggio del 1962. Quel giorno, Roberto Calasso compie 21 anni(!).
In un quelle ore di maggio, un ragazzino dal talento smisurato che aveva alle spalle innumerevoli letture, viene coinvolto in quella che diventerà una delle più incredibili e fruttuose avventure editoriali d'Europa.
Convintissimo che una buona casa editrice sia solo quella che spende tutte le sue energie andando a caccia di scrittori e opere di cui andare fieri, Roberto Calasso ha remato testardamente ed esclusivamente in questa direzione, fregandosene delle mode, dei salotti, dei premi e delle classifiche, plasmando un catalogo che, come una vasta tela di ragno, interconnette tra loro opere e uomini apparentemente lontani tra loro, ma frutto di una visione innovativa e pioneristica di ciò che significa fare cultura. Nei tempi morti, questo titano ha anche trovato il tempo per scrivere libri dallo spessore culturale e intellettuale memorabile e mai autoreferenziale.
Chissà, magari mentre sto scrivendo queste ultime righe, l'esimio avrà già ritrovato, tra la moltitudine, il suo amico di una vita Franco Battiato che tante volte è stato suo avversario in mille, epiche, sfide a poker. Li immagino, tutti e due pronti a riprendere la partita da dove l'avevano lasciata l'ultima volta, ognuno con accanto una pila di volumi Adelphi da utilizzare in sostituzione delle meno intellettuali fiches.
Per una vita intera, il lettore, l'editore e lo scrittore Roberto Calasso, ha fatto profondamente suoi i significati sottesi all'ideogramma cinese scelto a suo tempo come logo di Adelphi: luna nuova, morte e resurrezione.
Ancora oggi, ogni volta che un lettore apre un libro del catalogo Adelphi nasce, muore e risorge.
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Art: Tullio Pericoli
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