Andando a scavare tra l'immane produzione shakespeariana, si scopre che i suoi versi più autunnali sono forse quelli nascosti tra le quartine di uno dei suoi celeberrimi 154 sonetti.
Sfogliando le pagine di questa opera immortale, più o meno a metà ci si imbatte nel Sonetto 73.
Le quartine che lo compongono, sono intrise di metafore attraverso le quali il bardo di Avon ha voluto trasmettere al lettore la sensazione del rapido passare del tempo e, di riflesso, dell'inarrestabile sopraggiungere della vecchiaia.
La prima quartina è chiaramente legata all'autunno. Ma adesso basta scrivere. Lascio spazio ai meravigliosi versi del Sonetto 73.
Quel periodo dell'anno tu potrai in me vedere,
Quando le foglie gialle, o nessuna, o poche, pendono
Su quei rami che tremano contro il freddo,
Cori spogli in rovina, dove tardi cantavano i dolci uccelli;
In me tu vedi il crepuscolo di tale giorno
Come dopo il tramonto svanisce a ovest,
Che a poco a poco la notte nera porta via,
Il secondo sé della morte che sigilla tutto nel riposo;
In me vedi il bagliore di tale fuoco
Che sulle ceneri della sua giovinezza giace,
Come il letto di morte su cui deve scadere,
Consumato con ciò di cui era nutrito;
Questo lo percepisci, che rende il tuo amore più forte,
Amare quel bene, che devi lasciare tra poco.
E allora, benvenuto autunno.
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inesorabilmente triste e malinconico, ma pur accettandolo malvolentieri, esprime uno dei nostri pensieri più profondi