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Branduardi, Yeats e la ragazza di fango

Fu così che al bosco andai Che un fuoco in capo mi sentivo Un ramo di nocciolo là tagliai Ed una bacca appesi al filo Bianche falene vennero volando Poi le stelle luccicando La bacca nella corrente lanciai E pescai una piccola trota d'argento


Quando a terra l'ebbi posata Per ravvivare il fuoco assopito Qualcosa si mosse all'improvviso E col mio nome mi chiamò Una fanciulla era divenuta Fiori di melo nei capelli Per nome mi chiamò e svanì Nello splendore dell'aria


Sono invecchiato vagabondando Per vallate e per colline Ma saprò alla fine dov'è andata La bacerò e la prenderò per mano Cammineremo tra l'erba variegata Sino alla fine dei tempi coglieremo Le mele d'argento della luna Le mele d'oro del sole


Nella seconda metà degli anni ottanta, Angelo Branduardi realizzò un sogno: prendere dieci tra le poesie che più amava dell'irlandese William Butler Yeats e mutarle in ballate. Armato della sua sensibilità romantica e del suo straordinario talento musicale, l'artista compì l'impresa sfornando un ispiratissimo capolavoro. Le musiche che fanno da sfondo ai versi di Yeats, insieme alla voce del menestrello, donano al tutto un'atmosfera che ricorda davvero i suoni, i boschi e i prati d'Irlanda.

Tra le dieci ballate, quella che più amo è forse la visionaria "La canzone di Aengus il vagabondo" il cui testo ho riportato più sopra. Il suo ascolto mi richiama ogni volta alla mente l'immagine della "Mud Maid", una scultura che vive letteralmente in simbiosi con la natura.

Realizzata interamente con fango, sabbia e legno, ad ogni cambio di stagione, Madre Natura le dona forme e colori diversi. Uno spettacolo davvero magico. Osservi la ragazza di fango perennemente assopita e pensi, speri, che possa muoversi all'improvviso e che magari un giorno la prenderai per mano e camminerete tra l'erba variegata sino alla fine dei tempi.

È possibile ammirare "Mud Maid" nei Lost Gardens of Helingan, in Cornovaglia. Se in futuro lo farete, ricordatevi di farvi accompagnare dalla voce di Branduardi. Saremo più vicini.

(Artwork: Antonio OAK Carrara)





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