Come insultava Dante, Dante e le infernali scienze, Le donne di Dante, Dante e la medicina. L'elenco di libri bislaccamente danteschi che, in questi mesi stanno invadendo gli scaffali delle librerie italiane, potrebbe continuare occupando parecchie righe di questo articolo.
Nel surreale 2021 che stiamo vivendo, è altissima la possibilità che il poeta fiorentino faccia la fine di Guevara diventando un'icona pop da appiccicare un po' ovunque. Anzi, è già accaduto.
In ottemperanza ai paradigmi votati all'iperconsumo che caratterizzano la nostra epoca, molti di noi stanno surfando sull'onda pop, acquistando ad occhi chiusi uno dei tanti libercoli usciti. Basta che nel loro titolo ci sia stato infilato in qualche modo il nome del Sommo.
A fine anno, terminata la maratona infernale (è proprio il caso di scriverlo), l'attuale sistema editoriale dantecentrico, perderà pian piano la sua poderosa spinta gravitazionale fin quasi ad evaporare.
Per pochi attimi, tutto tornerà ad uno stato di quiete che precederà una nuova e rivitalizzante moda editoriale simil missiroliana. Sempre che, nel frattempo, non passi improvvisamente a miglior vita qualche scrittore più o meno conosciuto.
Da quel momento in poi, l'enorme mole di libri stampati sul povero Dante, resterà invenduta ad ammuffire nei polverosi magazzini degli editori avvoltoi.
Un destino simile attende molte delle copie che riusciranno ad uscire dalle librerie durante il loro personalissimo D-DAY grazie al quale sbarcheranno in più di un appartamento.
Le più fortunate resteranno tra gli scaffali di qualche condominio senza che mai più le loro pagine rivedano la luce del sole o di un lume. Umide soffitte o garage sgangherati custodiranno invece il sepolcro imperituro di quelle non baciate dalla dea bendata.
Tuttavia, prima di sprofondare nell'abisso della dimenticanza, molte copertine verranno fieramente fotografate insieme ai loro proprietari per poi essere scaraventate nel maelstrom social digitale accompagnate da opportuni tag #acchiappamipiace che daranno al tutto una visibilità effimera di qualche minuto.
Harold Bloom poneva Dante a far compagnia a Shakespeare al centro del suo amato/odiato canone occidentale.
Lasciamo l'esule fiorentino lì tranquillo insieme al Bardo o, se proprio non resistiamo, leggiamo quanto scritto da quell'eretico intransigente di Witold Gombrowicz nel suo opuscoletto edito in Italia dalla mai doma Dante & Descartes.
Che cosa sei dunque o Divina Commedia?
Un’opera maldestra del piccolo Dante?
Un’opera mostruosa dell’ignobile Dante?
Una declamazione retorica dell’ipocrita Dante?
Un vuoto rituale dell’epoca dantesca?
Un fuoco d’artificio, o un fuoco vero?
Un’irrealtà?
Un difficile, complesso miscuglio di realtà e di irrealtà?
Spiegaci, o pellegrino, come fare a raggiungerti!
Ah dimenticavo...buon Dantedì!
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