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"ALBERT CAMUS EST MORT"

"ALBERT CAMUS EST MORT". Così titolava il 4 gennaio del 1960 l'edizione speciale di Combat, una rivista della resistenza francese di cui Camus fu capo redattore tra il '43 e il '47.

Poche ore prima, erano circa le due del pomeriggio, lo scrittore Premio Nobel per la letteratura per «...la sua importante produzione letteraria, che con serietà chiarificante illumina i problemi della coscienza umana nel nostro tempo.», aveva perso la vita schiantandosi contro un platano che costeggiava una lunga e dritta via che portava verso Parigi.

Camus stava rientrando nella capitale francese stando seduto accanto a Michel Gallimard, il proprietario di quella che, ancora oggi, è ritenuta la casa editrice che può vantare il miglior catalogo al mondo (pubblica, tra gli altri, Marcel Proust, George Simenon, Louis-Ferdinand Céline, Jean Paul Sartre, Marguerite Yourcenar, Milan Kundera, Simone de Beauvoir e André Gide). L'editore era alla guida della sua lussuosa e sportiva Facel Vega FV3B, quando un improvviso cedimento strutturale fece volare fuori strada il veicolo che, secondo i successivi rilievi, stava viaggiando a circa 140Km/h. Si salvarono solo la moglie e la figlia di Gallimard sedute nei sedili posteriori. Visto il profilo palesemente e duramente antisovietico di Albert Camus, da oltre mezzo secolo l'ombra del KGB viene affiancata alla vicenda. Chissà.

Cessava così all'improvviso la straordinaria parabola di un raffinato pensatore e scrittore convinto che, senza la cultura e la libertà che da essa ne deriva, la società umana avrebbe parvenza di una giungla. Colui che vedeva in ogni creazione fuoriuscita dalla mente e dalle mani di un individuo, un regalo per il futuro di tutti noi.



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